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Sfide: ho un’anima rock ma non lo sapevo.
Dietro l’espressione tranquilla ho uno spirito un pò ribelle – non perché mi piacciano le borchie – ma perché ho una propensione ad essere un po’ fuori le righe nelle scelte che faccio, anche se l’ho capito tardi. Da piccola mia mamma mi chiamava “la contestatrice” e forse avrei dovuto crederle di più.
Il mio primo impiego come fashion designer non fu una scelta ma una predestinazione. Non c’era posto a disegnare per le magre ma per le curvy sì. All’epoca però si usava un altro aggettivo – decisamente meno glamour di oggi – e anche meno scontato per un’aspirante stilista poco più che ventenne: conformate.
Io però ero felice perché avevo capito che si trattava di una sfida: infatti è molto più difficile vestire un corpo tutto curve che un “manico di scopa”. E così negli anni 90 ricevetti il prestigioso incarico di progettare un’intera collezione per uno dei primissimi brand per donne curvy.
Ma le cose non sono sempre andate bene e verso il 2008, come molte aziende del settore fashion, anche quella per cui lavoravo andò in crisi e un bel giorno senza troppi giri di parole un papero maledetto mi disse: < bye, bye! >.
Ho aperto subito il mio blog (uno dei primi) e poi mi sono rimessa a studiare. Prima sono diventata Coach Practitioner in Programmazione Neurolinguistica e successivamente Counsellor ad indirizzo Analitico Transazionale. Perché l’ho fatto? Perché mi piacciono le persone, mi piace la comunicazione e so ascoltare, incoraggiare, motivare.
Scrivendo per il web pensavo che sarebbe stato bello parlare di moda maschile anziché di moda femminile, perché ci sono molte cose interessanti da raccontare: dettagli, proporzioni, tessuti, stile, raffinatezze. E così ho fatto per diversi anni e con successo.
Per finire, verso i 50 anni mi è venuta voglia di imparare meglio l’inglese ma poi mi sono innamorata della lingua russa e così ho cominciato a studiarla con passione e dedizione, scoprendo un mondo che non conoscevo. Adesso appena posso mi rifugio lì: letteratura, arte, film russi e quando è possibile anche qualche bel viaggio da quelle parti.
Insomma, tutto questo è per dirti che le sfide o mi capitano o me le vado a cercare, proprio come diceva mia mamma.
L’ultima – quella di adesso – voglio condividerla proprio con te: rinnovarsi dopo i 40 e 50 anni, non solo esteriormente ma anche dentro. E in un’epoca di giovanilismo sfrenato e irrazionale dove l’unico antidoto all’invecchiamento pare fondarsi sull’apparenza, mi pare sia una bella sfida. Tu sei con me?



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